INGIURIE TRA AVVOCATI E PUBBLICI MINISTERI: LA LEGGE NON È UGUALE PER TUTTI
Molte trasmissioni televisive, si sono rese conto di quanto assorba l’attenzione ed il gradimento del pubblico mediatico, tutto ciò che riguarda la cronaca nera ed, in conseguenza, anche lo svolgimento dei processi che seguono ad eventi delittuosi.
Ormai, avvocati e pubblici ministeri, sempre più spesso appaiono spogliati dalle toghe che rappresentano il loro impegno verso la società, nell’amministrazione della Giustizia (seppur da posizioni contrapposte), palesandosi come i protagonisti di un “reality show” ad alto indice di gradimento: attenti sì, ai digesti ed alle pandette giurisprudenziali ma anche, e soprattutto, alla propria “immagine guerresca”, l’un contro l’altro armati !
Insieme all’avvocato Simone Labonia, attento osservatore dei fatti giudiziari, cercheremo di commentare le risposte della normativa a momenti di intolleranza, seppur vissuti dalle due diverse prospettive.
Cosa succede se un avvocato, nel “transfert difensivo”, si rivolge al P.M. dicendogli, (cosa avvenuta), che le teorie da lui applicate si scontrano con gli insegnamenti del primo anno di università, contestandogli una profonda “ignoranza in ambito giuridico”?
Sul caso specifico si è pronunziata la Cassazione Penale, con la sentenza 24774/2022, sancendo che “integrano gli estremi di oltraggio ad un magistrato”, i casi in cui vengano usate, in udienza, espressioni ed apprezzamenti che ne sminuiscano reputazione e prestigio alla persona: anziché commenti negativi agli atti ed ai provvedimenti dallo stesso emessi.
Questo, dice la Corte, in ossequio alla regola che, la condotta nel processo, deve rispecchiare patametri di correttezza formale e sostanziale.
Ma cosa succede se, al contrario, un P.M. (oberato dal suo carico di lavoro), “perde le staffe” ed ingiuria un avvocato?
A questa ipotesi ha dato risposta la Sezione Disciplinare del C.S.M., con sentenza 82/2022, da cui si evince che “non integra illecito di grave scorrettezza” il comportamento del magistrato, che proferisce frasi offensive nei confronti del difensore, laddove detta intemperanza non sia causa di uno “strepitus fori” e giungano le immediate scuse, con la “serena ripresa” dell’udienza.
Ogni storia ha una sua morale!
Da quella che oggi abbiamo narrato, assume credibilità il vecchio detto popolare:
“gli animali sono tutti uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri”!